Certe tematiche sono troppo grandi per essere affrontate di petto.
L’associazione e questo sito nascono da un disagio generato da un altro disagio altrui, senza contare quello proprio, nostro, personale.
Un disagio che si percepisce dibattersi sì dentro di noi ma che proviene dal di fuori, come una puntura d’insetto, un pizzicotto.
Il disagio maggiore infatti è non capire cosa ci sta provocando il disagio stesso ed è intuitivo come ignorare la causa impedisca la soluzione.
C’è allora la necessità di prendere l’argomento alla larga anche nel tempo, porsi il più possibile lontani da esso per poterlo osservare con obiettività, partendo da un episodio magari insignificante a una prima occhiata però significativo nella sua essenza.
Prendiamo ad esempio questo articolo del maggio 1983 su L’Unità
Camminacammina, il film sul re Magi di Ermanno Olmi che inaugura la partecipazione italiana al Festival di Cannes, uscirà domani in tutta Italia con il divieto ai minori di 14 anni.
Perché la commissione di censura si sia espressa così sul film di Olmi, ancora non è noto. La vicenda, tuttavia, è perlomeno singolare: Camminacammina come Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini?
Qual è la vicenda raccontata da Camminacammina?
Semplicemente l’Incontro tra i Magi e il Bambino appena nato.
Per realizzare il film Olmi, che è sempre stato un regista dì «basso costo», ha chiesto stavolta un budget assai più alto: senza star, attori come è sua regola presi dalia strada, riprese non in Israele ma nelle vicinanze di Volterra. Ma la spesa è stata per avere elefanti, masse di pastori, cammelli.
“La differenza con gli altri miei film” — aggiunge Olmi— “è che questo è nato dalia constatazione che ormai non credevo più affatto nei valori correnti.
Per esempio in quello del lavoro.
Per anni ho fatto film che criticavano il mondo degli impiegati o della borghesia industriale.
Ne L’albero degli zoccoli, ancora, parlavo con affetto dei contadini, è stato il mio addio un po’ doloroso a quel mondo.
Con Camminacammina ho sentito il bisogno di attaccare i valori dominanti: una fede vissuta in modo attivo, qualunque essa sia, e i Magi, cioè la bugia, il consenso, la cultura.
Per questo stavolta non concedo niente al pubblico.
Camminacammina dà fastidio semplicemente perché attacca dalle basi le certezze della società odierne: la religione ma anche le ideologie, i soldi.
Quest’opera scaturisce da una mia profonda crisi interiore e ho capito che avevo bisogno di ritornare alle mie origini, che sono poi quelle di tutti noi.
Per secoli il Mediterraneo ha vissuto la religione come l’unica forma di aggregazione e di cultura.
Io sono tornato a quel punto e ho raccolto sull’argomento Magi tutte le leggende e i racconti popolari delle varie zone del Medio Oriente che sono stati raccontati per millenni.
Per questo stavolta non mi rivolgo agli spettatori ma alle persone.